lunedì 16 novembre 2009

Padre Pëtr Meščerinov

Conversazione con Padre Pëtr Meščerinov, del Monastero San Daniil di Mosca, in occasione del convegno internazionale "Cercatori dell'eterno, creatori di civiltà. Il monachesimo tra Oriente e Occidente", tenutosi dal 16 al 18 ottobre fra Seriate (Bg) e Milano, organizzato da Fondazione Russia Cristiana. E' vicedirettore del Centro per la formazione spirituale dell'infanzia e dell'adolescenza del Patriarcato di Mosca.
L'intervista è stata realizzata 'in absentia' grazie alla preziosa collaborazione con Monia Lippi, addetta stampa Russia Cristiana - che ringrazio.


Dietro quale spinta ideale e quale percorso storico è nato il monachesimo in oriente?
Secondo la mia personale opinione il monachesimo è nato come reazione alla statalizzazione della Chiesa. Perché la Chiesa ad un certo punto della sua storia ha cominciato a perdere il suo cuore, il suo nucleo escatologico, si è inserita in “questo mondo” e ha incominciato a svolgere sempre più un ruolo politico, e quindi è passato in secondo piano il suo contenuto escatologico e il suo non essere di “questo mondo”. Proprio da questo impulso è nato il monachesimo: perché la Chiesa potesse ritornare alla sua dimensione escatologica.

Come il monachesimo ha attraversato ed è sopravvissuto al '900: al comunismo prima, alla globalizzazione poi?
Il monachesimo nel XX secolo è sopravvissuto grazie alle comunità monastiche clandestine, perché in epoca sovietica quasi tutti i monasteri in Russia furono chiusi o distrutti. Solo nei monasteri situati vicino ai confini dell’ex-impero russo, quindi in una posizione geografica marginale, come per esempio la Lavra delle Grotte di Kiev, la Lavra di Počaev (Ucraina orientale ndr) e la Lavra delle Grotte di Pskov (Russia nord-occidentale ndr), la vita monastica ha potuto avere una certa continuità. Nel periodo sovietico c’erano pochissime parrocchie e per i credenti i monasteri erano l’unico luogo dove si conservava la tradizione liturgica, e anche la tradizione pastorale. Ma proprio in quel periodo molti fattori specifici della vita monastica sono andati perduti e per questo la tradizione monastica è stata seriamente compromessa. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica sono stati aperti molti monasteri, a cui sono affluite tante persone che però non erano pronte a questa vocazione. Attualmente nei monasteri si cerca di ricostruire la vita monastica così come è descritta nei libri, ma si vedono tutti gli effetti negativi dovuti alla lunghissima interruzione della tradizione monastica stessa.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, teniamo aperta la questione se sia possibile o meno resistere alla globalizzazione: si tratta di una problematica da studiare bene e a fondo, dal punto di vista teologico ed ecclesiologico. Ma al momento non abbiamo risorse adeguate per affrontare uno studio di questo tipo. Perciò, nella maggior parte dei casi la resistenza alla globalizzazione si trasforma in azioni del tutto inadeguate, talvolta maniacali, per proteggersi dall’aggressione del mondo.

Quali sono i centri più vivaci del monachesimo contemporaneo sui quali è possibile reperire informazioni?
Se come centri monastici vivi intendiamo quelli nei quali i monaci sono molto numerosi, sicuramente ce ne sono. La Lavra della Trinità di San Sergio [vicino a Mosca, è il centro spirituale più importante di tutta la Russia ndr], la Lavra delle Grotte di Pskov, la Lavra di Počaev, e molti altri monasteri dove c’è un numero notevole di monaci. Per quanto riguarda però la qualità della vita monastica, a mio avviso il livello è piuttosto basso, proprio in forza di quanto abbiamo detto prima. E questa condizione investe in senso generale anche tutta la Chiesa e la società.

Qual è l'effettiva entità, oggi, del monachesimo?
Non ho in mano le statistiche per parlare di numeri esatti, ma comunque in ogni diocesi russa c’è per lo meno un monastero, e anche il numero dei monaci, nonostante non possa citare dati precisi, è elevato. Le monache sono più numerose dei monaci. Il monachesimo ricopre un ruolo alquanto marginale nella vita sociale, politica e religiosa, e in alcuni casi questo ruolo diventa addirittura negativo: ciò avviene quando i monaci cominciano ad opporsi alla globalizzazione non in modo ponderato, ecclesiale ed evangelico, ma in forme asociali, il che, naturalmente, si riflette negativamente sulla società. Più volte nella storia il monachesimo ha dato impulso a un rinnovamento e a un approfondimento della vita religiosa: ad esempio al tempo dell’iconoclastia, che fu sconfitta proprio grazie alle comunità monastiche. Al momento attuale questo però non è possibile perché i singoli monaci e le comunità monastiche devono recuperare un contenuto religioso, evangelico ed ecclesiale profondo. In questo momento il nostro monachesimo ha bisogno di studiare, di imparare l’essenziale. Per quanto riguarda le vocazioni, occorre fare una premessa. Il monachesimo russo segue un’unica regola, non esiste, come in Occidente, una suddivisione in ordini monastici diversi nei quali ogni persona può trovare la sua vocazione specifica e scopre la propria chiamata. Questa situazione non facilita le vocazioni, perché ogni persona è diversa dall’altra ed è molto difficile unificarle tutte sotto un unico statuto.

Come vive oggi un monaco la sua vocazione? Esiste una vocazione 'di clausura' o si è proiettati 'nel mondo'?
Come vive oggi un monaco la propria vocazione dipende da tanti fattori: se, ad esempio, vive in un monastero di città o di campagna. I monasteri di città continuano ad avere anche la funzione di parrocchia e quindi vi si svolge attività pastorale e liturgica. I monasteri femminili hanno la stessa valenza senza la funzione “di parrocchia”, le monache svolgono lavori manuali, soprattutto lavori di ricamo e di cucito. Ci sono poi degli impegni sociali specifici per ogni monastero, per esempio noi al Monastero di San Daniil a Mosca in particolare lavoriamo con i giovani. Nei monasteri di campagna si vive invece secondo i ritmi della vita agricola e del lavoro dei campi. I tempi dipendono dall’organizzazione liturgica. Comunque, per fare un esempio, di solito dalle 6 alle 9 del mattino c’è la liturgia, poi il lavoro, il pranzo, e la liturgia serale. I superiori e i novizi non hanno sempre gli stessi ritmi. I momenti di vita in comune sono quelli legati alla liturgia e ai pasti in refettorio. La vocazione della clausura attualmente non è presente nel nostro monachesimo, perché per vivere una vocazione di clausura bisogna andare alla scuola del vero monachesimo e ci vuole una tradizione che possa servire da terreno di coltura di questa particolare chiamata. La vocazione alla clausura è come la vita dei fiori rari, di serra, che se si trovano su terreno aperto, esposti a tutti i venti, non possono crescere. La vocazione alla clausura non può nascere come scelta individuale, ma ha bisogno di un terreno monastico che la alimenti in modo speciale e attualmente questa particolare condizione non c’è.

Quali sono le prospettive per la sopravvivenza del monachesimo nel XXI secolo: un messaggio, una proposta di vita ancora attuale?
Per ora la tendenza del nostro monachesimo è principalmente quella di ritornare al passato e sta cercando con tutte le forze di restaurare e di ricostruire tutte le forme della vita monastica. Penso che, per avere una prospettiva vitale, il monachesimo debba avere il coraggio di guardare anche al futuro conservando al tempo stesso con devozione le sue grandi tradizioni. In ogni epoca il monachesimo deve manifestare la propria essenza che è quella del massimalismo evangelico, anche se le forme in cui questo massimalismo si manifesta possono essere diverse. Quando la forma monastica è fine a se stessa e si presenta come più importante del Vangelo, allora il monachesimo perde la sua forza, diventa come un pezzo da museo. Qui possiamo tornare al tema detto in precedenza circa la clausura. Il monachesimo e la vita della Chiesa in generale sono collegati tra loro, per cui il problema non è soltanto del monachesimo, ma di tutta la Chiesa. Se la Chiesa russa troverà in sé le forze per guardare avanti con spirito ecclesiale ed evangelico, allora ci sarà una rinascita sia della vita ecclesiale che della vita monastica. Noi ora siamo come al crocevia e non abbiamo ancora scelto quale strada prendere. Speriamo nel futuro.

(Nella foto in alto: Padre Pëtr Meščerinov; nella foto in basso: Padre Pëtr Meščerinov con la poetessa Ol'ga Sedakova durante il convegno).

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