giovedì 25 novembre 2010

Edipo Re

Un super affollato Mulino di Amleto ha salutato sabato 13 novembre scorso la riapertura della stagione teatrale 2010-2011 con lo spettacolo “Il Caso Edipo - anamnesi di una tragedia”. In scena Edipo, re e rockstar di pinkfloydiana memoria, desideroso di salvare il popolo su cui regna da anni, i tebani, afflitti da calamità per l'ira del dio Apollo. Tiresia dà il responso: è lui, Edipo, la causa del malanimo divino. Il re respinge con violenza le accuse del cieco indovino ma a poco a poco la verità si farà largo sino al tragico epilogo.
Edipo Re è una tragedia di Sofocle, andata in scena per la prima volta presumibilmente negli anni ‘20 del quinto secolo avanti Cristo. Il tema è quello dell'ineluttabilità del destino, al quale né Edipo – parricida, né Giocasta – madre incestuosa, né Laio – assassinato dal figlio, possono sottrarsi nonostante i diversi tentativi. Fin qui la vicenda è nota.
Lo spettacolo proposto dalla Compagnia di Banyan che ha tagliato il nastro della stagione “Nube di Oort” dedicata ai 'transiti di nuovo teatro' è diretto da Gianluca Reggiani, che ha messo in scena attori non professionisti nella remise en place del 'saggio', frutto del laboratorio teatrale dello scorso anno. In scena gli attori si muovono disciplinatamente sulle traiettorie disegnate da Reggiani, interpretando il testo di Sofocle (e rispettandolo), contrappuntato per tutta la durata della tragedia dalle canzoni di “The Wall” il concept album del 1979 dei Pink Floyd: una scelta interessante, una piacevole sorpresa, con momenti di assoluta consonanza fra i testi e le musiche di Waters e Gilmour e le parole di Sofocle.
In scena, il coro, in abiti medici, 'seziona' i personaggi e quindi lo stesso Edipo che, solo sotto i riflettori della sala operatoria, di fronte alle radiografie delle sue scelte, trova infine le tracce di una verità orribile, impronunciabile, nefanda, turpe.
Partendo dal presupposto della non professionalità degli attori, lo spettacolo è ben riuscito: si perdonano, infatti, volentieri voci un po' fiacche o eccessivamente stentoree e qualche piccolo vuoto di memoria (che capita spesso anche ai 'big'). Poderosa la performance di Edipo; bravissimo anche Tiresia (che si esprime in napoletano stretto, a rendere la 'non immediata decifrabilità' con cui gli indovini enunciavano le proprie sentenze), e non è da meno il suo 'traduttore'; bene il servo, il pastore e la 'guardia del corpo' del re. Spicca la regia di Reggiani, che ha saputo plasmare una materia antica in un contesto moderno. Nel complesso dei 90 minuti di durata, lo spettacolo risulta talvolta ridondante, per un utilizzo un po’ eccessivo del parallelo Pink Floyd/Sofocle, con musica anche invasiva e sopravanzante le voci in scena. Forse, osando maggiormente, il regista, anima del Mulino di Amleto, avrebbe potuto spingersi ancora più in là sulla strada della sperimentazione, facendo di Edipo una vera rock star, e quindi cercando un'altra via per la gestione del coro. La doppia metafora – musicale e medica – appare alla fine non del tutto integrata.
È innegabile tuttavia che la musica sia stata un elemento trascinante e alla fine sia risultata vincente per la riuscita dello spettacolo, inondato dagli applausi sulle note di “Another brick in the wall – part II”. Nella sua natura, Banyan, che propone una curiosa stagione teatrale, evidenzia l'anima laboratoriale, dei tanti e affollati corsi di teatro che vi trovano luogo. Ecco forse la ragione per cui si è voluto dare inizio alla stagione con uno spettacolo che tradisce, ogni tanto, le sue radici di 'saggio': per questo poteva essere collocato in un altro momento del cartellone. Comunque sia, l'applauso finale prolungato ha sottolineato giustamente un progetto piacevole, perfettibile, che mette in luce in primis le doti di Gianluca Reggiani nell'anno che deve, per forza, essere quello della 'rinascita', come sottolineato in apertura, prima del buio in sala, dallo stesso regista. Un augurio che condividiamo e che rivolgiamo di cuore, per la salvaguardia, la crescita, la difesa di uno spazio-patrimonio culturale di tutti.