mercoledì 16 maggio 2012

Le parole fra noi leggere (non è tutto oro quello che luccica)

E' il titolo di un libro di Lalla Romano. Leggere perché le parole si pronunciano con la voce, restano scritte sulla carta, ma non hanno peso, non hanno forma ne' dimensione. Ma, facile luogo comune, le parole possono essere pietre. Preziose. Le parole sono leggere, ma non è tutto oro quello che luccica.

Pubblicità regresso. "Supervalutiamo il tuo oro vecchio" (il corsivo è mio). In tempo di crisi, se i compro-oro si moltiplicano, se tutti cercano di accaparrarsi il mio bene rifugio, il mio braccialetto della prima comunione o la croce con il volto di cristo sanguinante, ci sarà pure un perché. Io il mio oro, se ce l'avessi, me lo terrei ben stretto. Vabbè, qualche anno fa l'ho portato ad uno dei pochi (allora) mercati dell'oro, ci ho preso qualche euro, e ho acquistato un piccolo, bellissimo diamante per la mia compagna. Oro per oro. Gioiello per gioiello. Via, mi perdono. Il fine è stato nobile.

A tutti quelli che si mettono in ascolto solo ora, obnubilati da cascate di parole e immagini vuote, propinateci dalla Tv dai media dai manifesti dagli slogan dico, dite: il mio oro non te lo do!

I) L'oro non è mai vecchio, non è mai logoro, non è mai fuori moda, non è mai dimenticato nel cassetto. Lo scrivono perché vogliono farci sentire proprietari di qualcosa di impolverato e stantio,  di inutile, addirittura impossibile da indossare perché ci venga normale sostituirlo con del bel denaro che poreremo in pizzeria o dall'estetista o al bar per un aperitivo. Non facciamoci fregare. Teniamoci il nostro oro. E' un bene che non invecchia mai. Al massimo, una lucidatina ogni tanto.

II) Immagine festosa di ragazze allegre che invitano a rivendere l'oro, saltando su sfondo di cielo azzurro. Ma per piacere. Non c'è gioia nei compro oro. Non ci sono sempre ragazze. E qualcuno talvolta viene anche rapinato, con tanto di botte impartite dal malvivente di turno che passa a ritirare - si fa per dire - l'oro. Troverete stanze illuminate a neon asettici, vetri antisfondamento.

III) Il compro oro "professionale". Che caspero vuol dire "professionale"? Cioè tu lo vendi meglio di un altro? Rivalutiamo il tuo oro? Supervalutiamo il tuo oro? Ma il valore del lingotto non è stabilito sui mercati internazionali? O lo decide l'impiegata / l'impiegato dietro il doppio vetro. E come fa a farlo professionalmente? Si è preso / presa una laurea in Rivendita e Supervalutazione del Tuo Oro Vecchio?

E fermiamoci, è già troppo lungo per il Web. 

Quello che ho capito di me, una sera di primavera guardando la tv, è che la parola non è solo professione, ma anche interesse vero, perché no: vocazione. Ecco perché scrivo, perché cerco di ascoltare e insegnare. Ecco perché a 17 anni correggevo gli strafalcioni nelle lettere d'amore (!) che una sgrammaticata fidanzatina mi mandava. E pazienza se se l'è presa, le sarà anche passata, dico io. Meglio senza ragazza che 'ha' senz'acca. 

Ecco perché non sopporto la volgarità e la violenza delle parole che si fingono innocenti, ma che sono pugnali in mano ai marketingari o a scaldaparole di primo pelo. Ecco perché trovo sempre troppi errori, perché riprendo ogni 'che' vedovo di congiuntivo. Ecco perché leggere e vedere mi è diventato doloroso. Ecco perché mi batterò per una grammatica pulita, per una comunicazione sincera, ecco perché non mi fido. Perché sono del mestiere e so, ahimè, fino dove si può spingere una parola.