mercoledì 3 aprile 2013

Rimini come Ottavia, città invisibile. Intervista a Guido Caselli, Dirigente Ufficio Studi Unioncamere Emilia-Romagna

Il 25 marzo 2013 in occasione della presentazione del XIX Rapporto sull'economia della provincia di Rimini, Guido Caselli, Dirigente Ufficio Studi Unioncamere Emilia-Romagna, in apertura e chiusura del suo intervento, ha citato Italo Calvino, con un brano tratto da 'Le città invisibili'. In esso si parlava di Ottavia, una città sospesa, che viveva nella precarietà, con la consapevolezza che prima o poi la rete che sorreggeva la città stessa si sarebbe potuta spezzare, perché: "Più di tanto la rete non regge". 

Guido Caselli
Dott. Caselli, nel commentare questo brano ha affermato che l'economia di Rimini vive in questa situazione, ma che si tratta di una fortuna, di una cosa positiva. In che senso?
Ottavia è forse una delle città più visionarie immaginate da Calvino nelle sue città invisibili. Una città che si regge sulla rete di una ragnatela sospesa nel vuoto, allegoria della fragilità e dell’equilibrio precario che accomuna i suoi abitanti. Ottavia è anche la rappresentazione plastica del nostro modello di sviluppo, una fitta rete di relazioni tra imprese, persone e istituzioni, una ragnatela che negli anni passati è stato il vero valore aggiunto del nostro territorio, una ragnatela che oggi mostra tutta la sua fragilità, come certificano i numeri sociali ed economici.
Tuttavia, come racconta Calvino, la consapevolezza di vivere nella precarietà e su una rete che più di tanto non può reggere, è anche la forza degli abitanti di Ottavia. Sanno che necessariamente la vita deve svilupparsi in armonia con l’ambiente e con la struttura perché è necessario rispettare il bilanciamento dei carichi. Ottavia è una città dove non esiste abusivismo edilizio, perché farebbero crollare l’intera struttura. Dove non è possibile che alcune zone si sviluppino più di altre, altrimenti ancora una volta si sbilancerebbe e crollerebbe tutto.

Lei ha detto che “manca un senso di responsabilità e di rispetto nei confronti del prossimo”: questa Sua affermazione da dove nasce, e che ripercussioni ha sull'economia del territorio?
A Ottavia ogni intersezione, ogni nodo della rete quando vibra fa vibrare anche gli altri, rendendo i cittadini fortemente connessi tra loro. Ognuno percepisce fisicamente la propria dipendenza dagli altri e questo crea responsabilità e determina un patto di aiuto e di sostegno reciproco. La democrazia è l’unica forma di sopravvivenza possibile, perché anche l’ultimo dei cittadini ha il potere di far crollare tutto. Credo che Ottavia non sia così lontana da noi. Anche noi iniziamo a percepire fisicamente, sulla nostra pelle, la precarietà e la fragilità. E, probabilmente, quando arriveremo alla consapevolezza che la caduta di pochi determinerà la caduta di tutti, solo allora, si potrà dare vita a un modello di sviluppo che a partire dal senso di responsabilità e di rispetto per gli altri ci dia un equilibrio, magari precario, ma al tempo stesso armonioso e proficuo. Un modello che sappia tenere insieme la visione, il dove vogliamo andare, con le competenze, quello che sappiamo o possiamo fare. Un modello che ci restituisca un senso, inteso come direzione di marcia ma anche come significato dell’essere, dell’agire.

Aula Magna Campus di Rimini,
Rapporto sull'economia 2012-2013
Nel Suo intervento ha tracciato l'identikit delle imprese 'resilienti', ovvero quelle che ‘resistono e, anzi, crescono’ che sono la maggioranza sul territorio riminese (oltre il 33%): quali sono le loro caratteristiche?
Sono imprese che investono sulla loro struttura organizzativa, sulle persone, sia in termini di formazione che di benessere sul posto di lavoro. Hanno una proprietà più giovane, hanno più dipendenti di sesso femminile, hanno più laureati, hanno una visione e si muovono seguendo strategie di medio e lungo periodo. E hanno un forte legame con la comunità di appartenenza.

Ha intitolato il Suo intervento "Rimini che cresce". Qual è la Rimini che cresce?
Ciò che accomuna le imprese fuori dal tunnel, quelle che ce la stanno facendo, non è tanto legato alla dimensione o al settore di appartenenza, quanto all’estensione e la qualità della rete che hanno creato. Una ragnatela che parte dalla rete interna, dal sistema relazionale che lega coloro che operano all’interno dell’impresa; si estende al territorio di appartenenza, in un percorso di creazione di valore condiviso con la comunità; si allunga geograficamente, con ramificazioni all’estero; si allarga settorialmente, integrando manifatturiero e terziario. Una rete dove occorre avere o una posizione di controllo oppure un ruolo e delle competenze che ci rendano difficilmente sostituibili, perché il rischio di essere rimpiazzati da un giorno all’altro è reale.

Però le imprese fuori dal tunnel sono poche, circa un terzo delle società di capitale, una percentuale presumibilmente più bassa se guardiamo a tutte le imprese. Si ripropone l’interrogativo che ci ha accompagnato in tutti questi anni: come facciamo a costruire una ragnatela che unisca e sostenga tutto il territorio?
A mio avviso non mancano le idee, per esempio il piano strategico di Rimini offre una visione e indica strategie e azioni. Non mancano nemmeno le opportunità, fuori dall’Italia c’è un mondo che continua a crescere e a proporre nuovi mercati per le produzioni riminesi, così come è in espansione il turismo mondiale. Si tratta di saper intercettare la nuova domanda mondiale, individuando i segmenti sui quali puntare e decidere cosa offrire. E non mancano persone competenti e imprese capaci per agganciare queste opportunità.

Manlio Maggioli, Presidente CCIAA
Rimini e Michele Tiraboschi, Ordinario
di Diritto del lavoro Università
di Modena e Reggio Emilia
Ha citato il dato del sommerso: oltre il 24% della nostra economia (nazionale) è lavoro nero. Può spiegare quantitativamente a cosa corrisponde il 24% e cosa c'entra, per tirare le fila del discorso, la responsabilità con la 'rete' che sorregge la nostra economia?
Secondo una ricerca dell’istituto McKinsey il peso dell’economia sommersa in Italia sul PIL è del 24,4 per cento, Banca d’Italia dà una percentuale più elevata, superiore al 30 per cento. Se noi avessimo un livello di economia sommersa in linea con la media europea - quindi non un Paese particolarmente virtuoso, semplicemente un Paese come gli altri - ogni anno emergerebbero e quindi sarebbero tassabili oltre 120 miliardi di euro. Oggi, forse, saremmo qui a commentare una realtà diversa. Quello che a mio avviso manca, pertanto, è il collante, quello che tiene insieme il tutto, il senso di responsabilità, il rispetto verso gli altri, verso la collettività. A Rimini come nel resto d’Italia.